“La mia vita su un piatto” di India Knight

di | 6 Dicembre 2021

Tra tanti libri che leggo prima o poi avrei dovuto trovarne uno che non mi convincesse. Mi spiace quasi doverne parlare, ma la sincerità prima di tutto. Inizio presentandovelo per poi motivare il mio ni.


Dettagli del libro

Titolo: La mia vita su un piatto

Autrice: India Knight

Casa editrice: Feltrinelli

Genere: narrativa contemporanea

Anno: 2006

Pagine: 256 pp.

Formato: cartaceo

ISBN: 9788807817328


Sinossi

Trentatre anni, una bella casa, un bel marito e due bambini stupendi. Più una vasta e intricata famiglia, capeggiata da una madre perennemente sull’orlo del matrimonio. Ma, a volte, Clara si sveglia con la subdola sensazione che la vita non possa essere tutta qui. Che non possa essere tutta cestini della merenda e corse scellerate per portare a scuola i figli. Che esista qualcosa al di la delle tediose faccende domestiche e delle altrettanto tediose conversazioni con l’amica Naomi, impeccabile modello di moglie e madre. Che, oltre all’affetto e al cameratismo, un rapporto di coppia debba contenere anche un pizzico di passione. Insomma, un po’ di sesso. Quello con Robert ormai e pura routine, sempre meno frequente e sempre più svogliato. Almeno da parte di lui. Ma un giorno, complice una disastrosa intervista e la sua abissale ignoranza in materia di danza, Clara si imbatte in Patrick Dunphy, etoile del balletto londinese… E scopre che la metafora della propria vita e racchiusa in un piatto di ravioli freddi: ancora passabile ma molto, molto meno invitante di prima. Amante delle battute fulminanti tanto quanto e nemica delle diete, India Knight disegna un ritratto, divertito e divertente, delle inglesi del Duemila alle prese con la famiglia, il lavoro, le amicizie e… perchè no, anche l’amore. Sullo sfondo, una Londra colorata e piena di vita, la sua inconfondibile geografia urbana, con i quartieri, i negozi e i tipici nomi delle strade e lo scenario che più si addice alla variegata geografia umana di questo vivace romanzo.


Incipit

La cosa dovrebbe andare così: io sorprendo casualmente la mia immagine riflessa in uno specchio o nella vetrina di un negozio, e più o meno dopo una cinquantina di pagine, vi fornisco la mia descrizione. Mi sembra alquanto macchinoso come metodo, tanto più che se mi sorprendo riflessa nelle vetrine dei negozi, tendo a urlare di raccapriccio più che a inclinare la testa da un lato, formulando osservazioni misurate composte. E poi, personalmente ci tengo a conoscere l’aspetto di una persona fin dall’inizio; voi no? Certo, vi sentireste presi in giro scoprendo, molto più avanti, che sono una donna cannone psicopatica di due tonnellate con piedi piatti e baffetti o- peggio ancora-un odioso grissino affetto da disordini alimentari che se ne va in giro in abiti di Prada e puzza di vomito. Per cui, vediamo di mettere le cose in chiaro. Io non puzzo di vomito (quella è la mia amica Amber, che conoscerete più tardi. I suoi hobby sono la bulimia e i manuali di self-help. Il mio hobby è la compassione). E non peso 2 tonnellate anche se, con una 46 abbondante, non sono esattamente ciò che definireste esile e flessuosa. Che altro? Un metro e settantacinque, capelli neri e occhi verdi- ehilà, suona un sacco sexy, il che non è del tutto vero. Vediamo un po’! Se lo chiedeste a Kate, mia madre, squoterebbe la testa desolata, nemmeno fossi il suo gattino adorato morto in tragiche circostanze, e vi direbbe che “mi sono lasciata andare disgustosamente”.


A cosa si deve il titolo?

Io sto fissando il mio piatto di ravioli mangiati a metà. La panna e il parmigiano sono ormai raggrumati; la rucola di guarnizione, sebbene ancora brillante, ha cominciato ad ammosciarsi. Non è che faccia proprio passare l’appetito. Non ha nulla che non vada. Ma potrebbe avere un aspetto migliore. Potrebbe farmi venire voglia di fare il bis. Potrebbe risvegliare il mio ruggente appetito. È come la mia vita, mi dico fra me e me in quel modo solido e mezzo incosciente con cui, a volte, ci si sorprende a divagare col pensiero nel bel mezzo di una conversazione. È la mia vita su un piatto.

Questa è la citazione che dà origine al titolo del libro e ne è il pensiero di fondo.


Recensione

Ni! Decisamente ni!

Ho voluto lanciarmi alla scoperta di questo romanzo di narrativa contemporanea, acquistato perché definito da Lea Landucci (chicklit.italia) nel 2019 “il romanzo preferito tra i chicklit di tutti i tempi”.

Concedetemi di dire che non sono rimasta pienamente soddisfatta.

Ho trovato in questo libro battute screditanti, un mare di cliché e un divertimento quasi imposto. Le situazioni simpatiche ci sono anche, ma buttate lì a strappare la risata come nei telefilm americani di una volta, dove in sottofondo si sentiva il pubblico ridere.

Due citazioni per comprendere il primo punto del mio disappunto ( fa persino rima):

Uno dei più grandi misteri della vita, se ci tenete a saperlo, è la questione dei vestiti che le persone -le donne- possono indossare in campagna senza somigliare a enormi, goffe LESBICHE sottoproletarie.

Sembro un incrocio fra una patata vecchia e una LESBICA col look da camionista.

Queste sono solo un esempio delle frasi di carattere sessuale trovate nella storia. 20 anni fa si faceva di certo meno attenzione alla discriminazione, ma rimane il fatto che trovo infelice la scelta della scrittrice.

Si è catapultati in una realtà tra “casalinghe disperate” e “sex and the city”: giovani donne che si barcamenano tra chi ha figli da gestire, ma ne farebbe a meno, e chi non ne ha ma lo vorrebbe.

Tutta la questione matrimonio è proposta con leggerezza, perché divorzi e tradimenti appaiono normale routine.

Clara, la protagonista, è inoltre imperterritamente stressata dalla madre per qualche chilo in più, cosa che alla fine risulta noiosa.

Sei così bella, cara. Non diventare obesa. Fallo per tutti noi.

E vogliamo parlare di un personaggio messo come soprammobile? La presenza di Dunphy, etoile londinese, risulta irrilevante, pur sembrando inizialmente un elemento di conflitto.

Se l’intento era quello di far riflettere le donne sull’emancipazione e sul non sottomettersi alle etichette imposte dalla società, forse avrei esagerato di meno. Risulta tutto troppo!

Non boccio completamente il libro però e vi spiego il perché.

Ho trovato positivo il fatto che si parli di rapporti sereni e distesi tra persone separate, senza almeno qui cadere nel solito stereotipo del rancore e dei dispetti. Le famiglie allargate sono una realtà ormai quotidiana e qui ne abbiamo una rappresentazione positiva.

Si fa anche riferimento a un argomento che da poco ha fatto scalpore in TV per una dichiarazione di Signorini : la libertà di aborto. Di fronte alla scelta se portare avanti o meno una gravidanza trovo sia giusto non puntare il dito, ma aiutare la possibile madre nel decidere, nell’affrontare con serenità la propria decisione.

“Come faccio a far funzionare tutto per il meglio? Do tutto il mio stipendio a qualcuno per potere andare al lavoro e non vederlo mai? Smetto di lavorare e non riesco più a pagare il mutuo? E non sarei certo la prima madre single, Clara. Come fanno le altre?”

“Evitano di porsi domande di questo tipo. Siamo oneste, Tam, non nascerebbe nemmeno un bambino se si affrontasse la questione usando una logica di questo tipo. O meglio, nascerebbero solo i figli di persone che hanno piani pensionistici, Tessa e risparmi – immagina, roba da brividi.”

Diciamo che per me è un cinque e mezzo, poco meno che la sufficienza.

Consiglierei la lettura? Mah! Se amate i romance e le letture, passatemi il termine, “leggere” troverete in questo libro ore di divertimento. Io sono forse troppo seria per ridere a questo tipo di storie. Lo avessi letto anni fa forse lo avrei giudicato diversamente. Ora non ha fatto per me.

Se lo avete letto e vi trovate in accordo o disaccordo con il mio pensiero, leggerò con piacere i vostri messaggi.


Biografia dell’autrice

India Knight (1965) è una giornalista e scrittrice britannica. La sua notorietà è dovuta soprattutto ai suoi libri che ironizzano sulla condizione femminile, dei quali Feltrinelli ha pubblicato La mia vita su un piatto (2001), Single senza pace (2003) e, con Kowalski, Pazza per lo shopping (2008).

9 pensieri su ““La mia vita su un piatto” di India Knight

  1. marynightmare

    Mi piacciono i libri leggeri, comici, però tendo ad apprezzare molto di più l’ironia che si discosta dai soliti banali argomenti e cerca qualcosa di più originale e magari anche difficile da cogliere. Non so se mi sono spiegata, però probabilmente avrei dato un giudizio simile al tuo su questo libro

  2. La libreria di Yely

    Ho letto la trama, ma non mi attira moltissimo, non so se lo leggerei…

  3. Maria Grazia

    In effetti dalla trama ci si aspetta altro. Concordo con le tue osservazioni, complimenti per la recensione dettagliata e sincera

  4. Monica

    A volte capitano libri così purtroppo. Non credo che lo leggerò…

  5. Sonia Murtas

    Non conoscevo il libro e credo che dopo la tua recensione non lo leggerei nemmeno!

  6. Chiara

    Peccato ! Sembrava promettente come lettura!

  7. Ale87_book_funko

    Non conoscevo questo testo e non so se faccia per me. Diciamo che c’è una linea sottile tra divertente ed eccessivo

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