“Le notti bianche” di Dostoevskij

di | 31 Gennaio 2021

Ho sempre avuto una certa riluttanza verso gli autori russi, pensando che non siano letture fatte per me, troppo filosofiche.
Occorre però tentare di combattere i preconcetti e per farlo ho partecipato al gdl #unclassicotraledita di @sere_nataperleggere e @the.book.in.my.bag con la lettura di “Le notti bianche” di Dostoevskij, autore tra i più noti della letteratura russa.
Ricorrono quest’anno a novembre i 200 anni dalla sua nascita.


Scritto degli esordi (nel 1848), il racconto prende il nome dal periodo dell’anno noto come “notti bianche”, quando il sole in Russia tramonta dopo le 22.


Il protagonista è un sognatore, che vive una vita tutta sua, distaccata dalla realtà, fatta di fantasticherie e di illusioni. Nelle calde notti di giugno ama vagabondare per San Pietroburgo, ormai vuota per l’improvviso trasferirsi in campagna dei suoi abitanti, e sognare a occhi aperti fra i grandi palazzi e i canali. In una di queste peregrinazioni, il timido giovane incontra una ragazza, Nasten’ka, di cui si innamora. Ma lei ama, desidera, attende un altro. Disperata di non vederlo tornare, Nasten’ka sta per cedere, più per pietà che per vero amore, alle tenere, patetiche premure del narratore. Per quattro notti si incontrano segretamente, chiacchierando e confidandosi. Poi la svolta inaspettata , che mi ha lasciata basita.
“Chi vive sperando…” e Dostoevskij pare non smentire questo detto.


Veniamo ai pro e ai contro, alle mie considerazioni.


Inizialmente sono rimasta colpita dalla sensibilità del protagonista, dalla cura nel descrivere con ironia i suoi rapporti con le persone circostanti. Il suo comportamento è quello di un uomo d’altri tempi, educato,  poetico e rispettoso con l’altro sesso. Me ne sono innamorata io stessa.
Poi emerge la sua incapacità a relazionarsi con gli altri, la sua alienazione. In questo Dostoevskij precorre i tempi del nostro distanziamento sociale. Questo aspetto mi ha un po’ meno attratta.
Se parliamo poi di Nasten’ka, l’ho compatita per la difficile vita vissuta con la nonna e il distacco dall’uomo amato, ma la civetteria dimostrata la fa poi sembrare poco seria. 


Insomma, bel componimento, molto elegante ma non mi ha convinta in pieno.
Questo non mi fermerà però dal riprovare con altri suoi componimenti, per trovare qualcosa più nei miei gusti.