“La ragazza di neve” di Javier Castillo

di | 19 Aprile 2022
"La ragazza di neve" di Javier Castillo

Qual è per un genitore la paura più grande? Sono tante le preoccupazioni di tutti i giorni, ma credo che nulla batta il terrore di perdere i propri figli. Javier Castillo, autore spagnolo e padre, ha tratto ispirazione per “La ragazza di neve” proprio dalle sensazioni che gli porterebbe l’idea di smarrire la propria figlia.

Ho vissuto in prima persona un’esperienza simile e assicuro che quanto ha scritto è terrificante quanto l’esperienza stessa.

Buona lettura.


Dettagli del libro

Titolo: La ragazza di neve

Titolo originale: La chica de nieve

Autore: Javier Castillo

Casa editrice: Salani editore

Anno: 2022

Pagine: 375 pp.

Genere: romanzo thriller

Formato: cartaceo ed ebook

ISBN: 978-88-310-1116-7


Trama

1998, New York, parata del Giorno del Ringraziamento: Kiera Templeton, tre anni, sparisce. Succede tutto in un attimo: il padre perde la presa calda e leggera della mano di sua figlia e improvvisamente non la vede più, inghiottita dalla folla che si spintona. Inutile chiamarla, chiedere aiuto e disperarsi. Dopo lunghe ricerche, vengono ritrovati solo i suoi vestiti e delle ciocche di capelli.

2003, cinque anni dopo, il giorno del compleanno di Kiera: i suoi genitori ricevono uno strano pacchetto. Dentro c’è una videocassetta che mostra una bambina che sembra proprio essere Kiera, mentre gioca con una casa delle bambole in una stanza dai colori vivaci. Dopo pochissimo lo schermo torna a sgranarsi in un pulviscolo di puntini bianchi e neri, una neve di incertezza, speranza e dolore insieme. Davanti al video c’è anche Miren Triggs, che all’epoca del rapimento era una studentessa di giornalismo e da allora si è dedicata anima e corpo a questo caso. È lei che conduce un’indagine parallela, più profonda e pericolosa, in cui la scomparsa di Kiera si intreccia con la sua storia personale in un enigmatico gioco di specchi che lascia i lettori senza fiato. Un thriller perfetto che ribalta le regole del genere.


Incipit

New York
26 novembre 1998

Il male si genera sempre senza
che ce ne rendiamo conto.


Grace alzò lo sguardo e per qualche secondo ignorò la magnifica parata del Ringraziamento che le sfilava davanti per osservare sua figlia, a cavalcioni sulle spalle del padre, raggiante di felicità.
Notò che le sue gambe ciondolavano vivaci mentre le mani del marito reggevano le cosce della piccola con una determinazione che più tardi avrebbe ritenuto insufficiente. Il Babbo Natale di Macy’s si avvicinava sorridendo sul suo gigantesco trono e Kiera indicava entusiasta i folletti, gli elfi, i biscotti di zenzero giganti e i pupazzi che sfilavano davanti al carro. Pioveva. Un velo d’acqua leggero e sottile inzuppava impermeabili e ombrelli. Chissà, forse quelle gocce erano sempre state simili a lacrime.
«Lì! Lì!» gridò la bambina.
Aaron e Grace seguirono il dito di Kiera puntato su un palloncino a elio bianco che si allontanava verso le nuvole, facendosi sempre più piccolo mentre volava via tra i grattacieli di New York. Poi la bambina guardò sua madre con gli occhi pieni di speranza e in quell’istante Grace seppe che non sarebbe riuscita a dirle di no.
Grace si guardò attorno fino a individuare, all’angolo della strada, una donna in costume da Mary Poppins che teneva in alto un ombrello pieno di palloncini bianchi e li regalava a chiunque si avvicinasse.


Recensione

Continuò a cercare ovunque. Corse fino all’angolo della strada spingendo via chiunque gli intralciasse il passo. Era avvilito. C’era un mucchio di gente accalcata attorno a lui. Gambe, braccia e teste gli ostruivano la visuale. Si sentiva così perso e indifeso da sembrargli che anche il cuore volesse scomparire dal suo petto.

Il panico che porta il perdere di vista il proprio figlio tra la folla è qualcosa di indescrivibile. Sembra che il mondo attorno a te si fermi, che ti crolli la terra sotto i piedi. Manca il respiro ma trovi un’energia che non sapevi di avere.

Leggere questo romanzo mi ha portato a rivivere in prima persona la paura della perdita. Nessuno è preparato a questa evenienza. Viviamo tranquilli la quotidianità, ignari di quanto può accadere.

Nel mio caso una spensierata giornata al Comics di Milano anni addietro si è conclusa con una svista di qualche secondo e mio figlio tra migliaia di persone mascherate. Sapevo razionalmente che mantenere la calma sarebbe stata la cosa migliore, ma mentirei dicendo che non sono stata sopraffatta dall’angoscia. Mia fortuna tutto si è risolto con il ricordo di un grande spavento!

Non avviene la stessa cosa per Grace ed Aaron, genitori di Kiera, bella bimba di tre anni, che una mano misteriosa allontana dall’amore della sua famiglia.

Stanno assistendo alla 71° parata di Macy’s a New York nel 1998 quando Kiera scompare e nonostante le ricerche siano immediate di lei non si ha traccia.

Come per tutte le notizie più sensazionalistiche, i media e le testate giornalistiche fanno a gara per attirare audience.

Il titolo del Manhattan Press del 1º dicembre 1998 era: ‘Chi ha visto Kiera Templeton?’, seguito nella didascalia della foto da un: ‘Maggiori informazioni a pagina 12’. Kiera guardava davanti a sé in uno scatto che sembrava colto di sorpresa, con gli occhi verdi persi in un punto dietro la macchina fotografica. Quella immagine si sarebbe incisa per sempre nella memoria di tutta la nazione.

Miren, giovane studentessa di giornalismo, viene catturata da un senso di missione: deve aiutare a scoprire la verità, deve ritrovare Kiera.

A differenza dei colleghi che parlano del suo caso perché “redditizio”, Miren si lancia a capofitto in una vera e propria indagine non remunerata.

È palese la critica dell’autore ai media, giornalismo in primis, che

collaborano alle ricerche solo per interesse

e

la mettono in copertina non per aiutare, ma per cavalcare l’onda morbosa che sta generando

Che brutta cosa lucrare sul dolore di altri! Eppure c’è chi fa fortuna ogni giorno così.

Un ulteriore aspetto da non tralasciare è che i processi mediatici sono a volte delle vere e proprie cacce alla strega, che possono portare rovina a persone innocenti. Ne abbiamo riscontro nel romanzo.

Miren è una ragazza indipendente, determinata, che sa il fatto suo. Ha subito in passato una violenza sessuale ma, dall’iniziale senso di smarrimento che l’esperienza le provoca, trova la forza di lottare e si trasforma in una leonessa, presente per chi ha bisogno di lei e impietosa per chi lo merita.

Quando si vuole fare qualcosa nella vita, si hanno due opzioni: immergersi fino al collo e poi uscire dal fango in modo trionfale o aggirare la pozzanghera così da non dover lavare i vestiti.

Le indagini non hanno sosta anno dopo anno e si ha una svolta a seguito dell’invio ai genitori di Kiera di quattro VHS: nei filmati c’è la bambina che gioca o legge in una casa non conosciuta.

I continui salti temporali mi hanno inizialmente creato difficoltà ma danno movimento alle vicende e fanno sì che con un pochino di attenzione in più si riesca a ricomporre il puzzle per arrivare alla soluzione del caso.

Trovo che l’espediente delle registrazioni, oltre a riportarci con la memoria a quegli anni pre-digitale, diano quel tocco in più di souspence. È un atto meschino che risulta più un alleggerimento di coscienza del rapitore che un modo per dare speranza ai genitori e la reputo una trovata brillante.

Il titolo del romanzo nasce inoltre dalla metafora dei pixel bianchi e neri che seguivano la conclusione di una ripresa:

è comparso sullo schermo l’eterno rumore bianco, quella neve continua, che invade le nostre televisioni quando non c’è segnale. Anche lì ho visto Kiera, ma questa volta in senso figurato. Come se la bambina che ho sempre cercato si fosse trasformata in neve, non la neve che si scioglie quando tocca le nostre dita calde, ma una neve inafferrabile, con quei puntini bianchi e neri che saltano da una parte all’altra. Kiera Templeton è persa in quella neve e ha bisogno del vostro aiuto per essere ritrovata.

Sono rimasta catturata da questo romanzo perché capitolo dopo capitolo si hanno colpi di scena inaspettati e quello che è il “cattivo” della storia alla fine tanto cattivo non lo è sembrato ai miei occhi. Non è giustificabile quanto commesso ma il fato con certe persone si accanisce ingiustamente e di fronte alla fortuna dei molti c’è chi ne vorrebbe un pezzetto anche per sé.

Risulta tutto molto reale, soprattutto l’aspetto sentimentale. C’è differenza nel modo di affrontare il dolore tra uomo e donna, tra padre e madre. È così nella vita quotidiana come in questo scritto. Riconosco merito a Castillo nell’aver saputo farci arrivare queste diversità.

Netflix sta realizzando una serie TV su ” La ragazza di neve” e non me la perderò sicuramente.

Spero di leggere altre storie con protagonista Miren, perché è una figura femminile che ammiro e che ha molto da dare ai lettori. So che in “El juego de alma”( Il gioco dell’anima) uscito in Spagna l’anno scorso ritorna protagonista e mi auguro una prossima traduzione italiana. Non vedo l’ora!


Biografia dell’autore

Javier Castillo (Malaga, 1987) è un importante autore di thriller. Appassionato di letteratura di suspense, la sua prima storia è stata ispirata da “Ten Little Blacks”(“Dieci piccoli indiani”) di Agatha Christie. Ha studiato Business e un master in Management presso ESCP Europe. Grazie a questo, ha vissuto per un periodo a Shanghai. Tornato in Spagna, ha iniziato a lavorare come consulente finanziario.

Dell’autore sono “I giorni della follia”(2014) e “La ragazza di neve“(2020)


5 pensieri su ““La ragazza di neve” di Javier Castillo

  1. marynightmare

    Non è molto il mio genere, però condivido con te l’approvazione per quanto appare reale: non è facile trovare un libro che non esagera né impoverisce l’aspetto sentimentale ed emotivo dei personaggi.

  2. La libreria di Yely

    Questo libro non vedo l’ora di recuperarlo, sembra bellissimo, l’ho visto molto su booktok!

  3. Sonia Murtas

    Ho letto vari pareri contrastanti su questa lettura ma le tue parole mi hanno davvero incuriosito!

  4. Maria Grazia

    Mi hai fatto tornate la curiosità per questo libro. Avevo letto diversi pareri contrastanti che mi avevano fatto passare la voglia di leggerlo

  5. Ale87_book_funko

    Mi ispira moltissimo da come ne hai parlato. E capisco benissimo la sensazione avendo una figlia.

I commenti sono chiusi.