“La paziente 99” di Enrico Scebba

di | 7 Aprile 2022
"La paziente 99" di Enrico Scebba

Buongiorno commensali! Nel mio passare da una lettura all’altra, oggi vado a presentarvi un romanzo thriller letto di recente e molto apprezzato, “La paziente 99” di Enrico Scebba.

Buona lettura.


Dettagli del libro

Titolo: La paziente 99

Serie: spin off di “Sul Viale delle Ombre”

Autore: Enrico Scebba

Casa editrice: self publishing

Anno: 2020

Pagine: 217 pp.

Genere: thriller psicologico

Formato: cartaceo ed ebook

ISBN: 9791220074360


Trama

Dopo aver tentato di uccidere i suoi genitori, Barbara Phoenix si risveglia in un manicomio criminale: il Saint Philippe. Una struttura di massima sicurezza da cui è raro essere dimessi, dove ogni detenuto perde il proprio nome e viene chiamato con il numero della cella di reclusione.

Col solo desiderio di potere un giorno oltrepassare l’alto muro di cinta che la separa dalla libertà, la Paziente 99 trascorrerà la prigionia sforzandosi di non perdere del tutto il senno, cercando di farsi delle amiche e analizzando i motivi che l’hanno spinta a compiere quell’insano gesto.

Ripudiata dalla sua famiglia, si aggrapperà alle uniche persone nell’istituto in grado di darle conforto: l’infermiera Emily, il dottor Duerf e il Paziente 77. Quest’ultimo, anziano e su una sedia a rotelle, all’apparenza fuori posto, sarà per lei portatore di preziosi insegnamenti, attraverso i quali la persuaderà a usare l’astuzia, prima di finire vittima dei soprusi del personale del manicomio, intenzionato a rinchiuderla in isolamento, luogo più temuto del Saint Philippe.

Cosa succede realmente al suo interno? E cosa nasconde Barbara di tanto grave? Questo romanzo fa parte del ciclo letterario “Sul viale delle ombre” dello stesso autore.


Prologo

Durham, Inghilterra.

Ottobre 1916

«Quella è la casa dei Phoenix! Non appena ho sentito le urla, ho subito provveduto a chiamarvi», esordì una donna in tono molto agitato, vedendo arrivare due agenti di Polizia.

Si teneva chiusa la vestaglia con l’ausilio delle mani, tentando di coprirsi il più possibile dall’aria fredda delle prime ore di quel mattino che, nonostante fosse passata soltanto un’ora dall’alba, preannunciava già una bellissima giornata di sole.

«Adesso ce ne occupiamo noi, lei torni in casa», disse uno dei due agenti appena sceso dall’autovettura, indicando la porta dell’abitazione lasciata aperta dalla donna nella fretta di correre loro incontro.

I poliziotti attraversarono con cautela il prato all’inglese della villetta a schiera da cui la vicina sosteneva provenissero le grida, ma quando si avvicinarono agli scalini della porta d’ingresso, ai due parve tutto abbastanza tranquillo. Tanto che, prima di bussare, si guardarono entrambi negli occhi come a chiedersi se la donna non fosse matta. Di colpo, però, udirono dall’interno un forte rumore di vetro che andava in frantumi, seguito da più voci che urlavano a squarciagola.

Gli agenti decisero in fretta di buttare giù la porta. Bastò una breve rincorsa per fare irruzione con una sonora spallata e scoprire ciò che stava accadendo nel salotto dei Phoenix.

Una giovane reggeva in mano una scheggia di vetro acuminata, lunga almeno venti centimetri, e rivoli di sangue le discendevano sino ai gomiti.

«Ferma lì!» esclamarono all’unisono, estraendo i loro revolver.

La ragazza si voltò, accorgendosi soltanto in quel momento che i due avessero fatto irruzione in casa. Il suo viso era imperlato di sudore e alcuni dei suoi lunghi capelli neri le stavano incollati alla fronte. Dai suoi occhi si poteva evincere paura e, allo stesso tempo, una gran rabbia, rivolta alla coppia di coniugi che si trovava in un angolo della stanza, abbracciati l’uno all’altra, piagnucolanti e spaventati.


Recensione

Tra i luoghi più inquietanti che possano essere utilizzati come ambientazione di un romanzo thriller io metterei i vecchi manicomi.

In “La paziente 99” assistiamo attraverso la cronaca di un narratore esterno all’ingiusta reclusione della giovane Barbara Phoenix nel Saint Philippe, notissimo centro di cura criminale di Durham, in Inghilterra.

E’ la fine del 1916 quando in seguito ad un brutto litigio con i genitori viene portata inizialmente in centrale di polizia e poi trasferita con sedazione e camicia di forza nell’istituto, passando dall’essere una persona al diventare un numero: la numero 99.

Per quasi tutta la storia unica motivazione fornitaci a tale trattamento risulta essere lo scatto d’ira violento verso i famigliari, pericoloso per la loro incolumità. La realtà è ben diversa. Scoprire che dietro il castigo, la reclusione e le cure psicologiche inflittele ci sia un pregiudizio mi ha colpito ma non stupita, perché ieri come oggi la mentalità di certe persone risulta parecchio chiusa in fatto di diversità e questo scritto ne da un bell’esempio.

… alcuni di quelli che pensiamo siano errori, a volte non lo sono affatto, o sono così definiti soltanto per gli interessi di qualcun altro.

Barbara, sanissima di mente, molto intelligente e acculturata grazie all’amore per la lettura, si troverà a sopravvivere a violenze fisiche e mentali inconcepibili per la pura ignoranza dei suoi, incapaci di ascoltare i desideri della giovane e pronti ad obbligarla ad una vita che non le si confà.

Sua madre e suo padre le avevano sempre vietato di fare tutto ciò che la facesse stare bene; qualsiasi forma d’arte a cui ella si avvicinasse era bandita ancora prima che potesse farla propria. Ogni sua decisione veniva contestata, facendola sentire continuamente oppressa e maltrattata, come un uccello in gabbia, senza potersi esprimere appieno. Pretendevano di avere il totale controllo sulla sua intera esistenza, ma Barbara non voleva essere privata della propria natura e non poteva permettere che le venisse preclusa la facoltà di scegliere anche ciò che le stava più a cuore.

A sostenerla avrà per fortuna diverse persone all’interno del manicomio, tra pazienti e personale.

Come Barbara, altre donne sono lì rinchiuse senza una qualche giusta causa, solo perché la “superiorità” maschile vedeva nella ribellione delle donne una malattia da curare.

La figura che più mi ha incuriosito è quella del paziente 77. Scopriamo poco di lui, molto taciturno, enigmatico nei suoi comportamenti, ma rassicurante.

Per essere perfetti bisogna prima passare dal caos più assoluto, è il primo stadio per la perfezione della propria anima.

Questa una sua affermazione che condivido.

Pur non detto esplicitamente il suo passato è legato a villa Phalagon, ambientazione del primo libro “La Lacrima del Principe” della serie “Sul Viale delle Ombre”, di cui questo libro è spin-off. Avviso che ciò non pregiudica la lettura, in quanto si può affrontare questo romanzo senza conoscere la serie principale di cui fa parte.

Si nota la cura dei dettagli e la preparazione dell’autore in ciò che ha scritto soprattutto negli accenni botanici e medici.

L’autore è stato stimolato nella scrittura di questo spin-off da un racconto pubblicato in precedenza che ha riscosso parecchio interesse per la sua particolarità. Avere approfondito la traccia iniziale ha reso la storia di partenza più completa ed esaustiva.

Se già di per sé il libro ha una trama da brividi, piena di colpi di scena, poteva mancare un accenno all’influenza spagnola? Certo che no! Alla faccia delle pandemie.

Consiglio la lettura a chi è alla ricerca di souspence e adrenalina, a chi ama le figure femminili determinate e a chi crede che una mente aperta sia la miglior arma di difesa di fronte a tutte le angherie.

Il mio dieci con lode ad Enrico Scebba.


Biografia dell’autore

ENRICO SCEBBA è nato a Palermo il 13 agosto 1989 ma vive a Bagheria. Dopo il conseguimento del diploma di tecnico elettronico e grazie alle competenze acquisite durante diverse esperienze lavorative in ambito informatico, si appassiona alla programmazione di siti internet e software gestionali. Ma un’altra passione lo anima, quella per la lettura che lo ha sempre accompagnato nel corso degli anni, soprattutto a partire dall’adolescenza, tuffandolo nel genere fantasy. Crescendo si è approcciato alla lettura di altri generi letterari. Scrive storie e racconti per hobby da quando aveva diciotto anni, ma soltanto sulla soglia dei trenta ha deciso di pubblicare il suo primo romanzo.


7 pensieri su ““La paziente 99” di Enrico Scebba

  1. marynightmare

    Non amo l’ambientazione riguardante manicomi o cose simili, perciò non credo che sarebbe un libro adatto a me

  2. La libreria di Yely

    Questi libri che mettono un po’ l’ansia mi piacciono un sacco, è da mettere in lista!

  3. Maria Grazia

    Ho avuto il piacere di leggere un’altra opera di Enrico e apprezzo molto la sua penna. Da provare anche questo suo libro

  4. Sonia Murtas

    Adoro l’ambientazione inquietante di questo thriller😍

  5. Ale87_book_funko

    Questo romanzo è un po’ che mi strizza l’occhio devo dire. Il genere è nella mia confort zone. Come sempre brava nell’analisi

  6. Enrico Scebba

    Sono felice che anche questa volta una mia opera ti sia stata molto gradita. Oltretutto hai evidenziato citazioni molto significative e che mi stanno a cuore. Grazie per questa magnifica recensione e per la valutazione, la lode ancora non me l’aveva data nessuno 😍 adesso ti tocca leggere anche Sul viale delle ombre – I tesori del Negromante, spero ti stupisca 😉 ti auguro tante belle letture!!!

    1. Daniela Autore articolo

      La lode te la meriti assolutamente. Ti farò sapere poi per il secondo libro della serie.

I commenti sono chiusi.